BACK TO NATURE – VILLA BORGHESE
Back to nature, l’arte che interagisce con la natura

Back to nature è un progetto espositivo inedito, all’aperto, curato dal critico d’arte Costantino D’Orazio e sviluppato nel parco di Villa Borghese, a Roma. La mostra, aperta al pubblico dal 15 settembre 2020, sarà -covid19 permettendo – visitabile fino al 13 Dicembre 2020, con possibile proroga fino all’epifania.
La fortuna di aver visitato la mostra guidato direttamente dalle parole e dalla compagnia del curatore, mi ha permesso di vederla con gli stessi occhi di chi l’ha organizzata, un privilegio non da poco.
Alla luce dei cambiamenti climatici e dell’attuale emergenza sanitaria globale, la mostra vuole essere una riflessione sul futuro e sulla necessità di riconsiderare il rapporto tra uomo e natura. Tra gli artisti selezionati per dare uno spunto di riflessioni sul tema attraverso l’arte troviamo: Andreco, Davide Rivalta, Mario Merz, Mimmo Paladino, Nico Vascellari, Edoardo Tresoldi.
Il giorno della visita ho raggiunto il curatore Costantino D’Orazio al Museo Pietro Canonica, dove ad accogliermi ho trovato la prima opera della mostra realizzata da uno dei più grandi esponenti della Transavanguardia: Mimmo Palladino. Le sue dieci bandiere ispirate alle sculture che un tempo decoravano i viali e le siepi di Villa Borghese sono affisse sulla facciata del Museo.

Mimmo Paladino, Senza titolo (le bandiere) 2020 Museo Pietro Canonica
Ad accogliere il visitatore all’ingresso del Museo, oltre alla classica amuchina, c’è il video di Nico Vascellari, Vitrol, opera di forte impatto. Vitrol è un’opera che cerca di rendere, a chi guarda, l’idea di come l’uomo sia in balia di elementi che non può padroneggiare. Vascellari dopo essersi fatto iniettare un soporifero, appeso ad un filo teso da un elicottero, mentre dorme, vola sopra la foresta del Cansiglio in Veneto. La sensazione di impossibilità e d’infinità domina sull’uomo. Lo stesso Vascellari afferma che la sensazione che lo ha pervaso è la paura. Paura che si può vincere solo con il dialogo con la madre terra. Il curatore Costantino D’Orazio ha giudicato l’opera degna della Biennale di Venezia.
Nico Vascellari, Vitrol 2020
All’interno un quartetto di violini suonava Mozart. Come ogni domenica era previsto un concerto dentro Etherea, l’opera di Tresoldi, ma causa pioggia era stato spostato all’interno. Finito il concerto ci siamo avviati a visitare l’esposizione, salendo dal Museo per il viale delle due Piramidi, di fronte all’Edificio della Meridiana, troviamo ad attenderci l’opera di Dario Rivalta, La Bufala 2019.

Davide Rivalta, La Bufala 2020
Questa bufala in bronzo, creata con la tecnica della cera persa, dialoga con i passanti quasi intenta a sfidarli. La Bufala, per la tecnica e lo stile con cui è stata creata, può essere considerata parente dei leoni esposti sulla scalinata della Galleria Nazionale d’Arte Moderna creati dall’artista in occasione della mostra Time is Out Of Joint. Continuando a salire per il Viale dei due Sarcofagi, proprio all’incrocio con Viale dei Daini troviamo l’opera di Mario Merz, Igloo di Oporto 1998. L’igloo, tema ricorrente per anni nelle opere di Merz, rappresenta una sorta di forma archetipica di abitazione umana. Sull’estremità della struttura è posto un cervo con il numero 10946 tratto dalla serie di Fibonacci.


Mario Merz, Senza titolo (igloo di Oporto) 1998
Passando per il Viale dei Daini arriviamo alla prospettiva del teatro, e troviamo l’opera Drops 2020 di Andreco (prima di essere artista Andreco è un ingegnere ambientale studioso dell’innalzamento delle acque), che rappresenta l’infrangersi di una goccia d’acqua sulla superficie.


Andreco, Drops 2020
Percorrendo a ritroso Viale dei Daini, diretti verso la Galleria Borghese, lungo il viale rimaniamo affascinati da alcuni alberi che da lontano sembrano essere dipinti ma che in realtà sono stati ricamati dalle donne dell’Accademia Aracne, opera di grande impatto visivo e simbolico a rappresentare la cura con la quale dovremmo interloquire con la natura.



Alberi ricamati dalle donne dell’Accademia Aracne 2020
Da non dimenticare anche Wing Project degli Studenti dell’Accademia di Belle Arti di Roma nell’Ex Stabilimento dell’Acqua nel Parco dei Daini, grandi ali dipinte su cui il pubblico può realizzare fotografie e immancabili autoscatti.

Wing Project realizzato dai studenti dell’Accedemia Belle Arti di Roma 2020
Arrivati davanti alla Galleria Borghese, ad attenderci l’ultima opera Eterea 2018 di Edoardo Tresoldi. L’opera che rappresenta una cappella, ma assomiglia di più al suo spettro, è costituita da un insieme di gabbie metalliche l’una accanto all’altra.


Edoardo Tresoldi, Etherea 2018-2020
“Mi appassiona l’idea che chi frequenta regolarmente il parco abbia di esso una percezione diversa dal solito”, spiega ad Artribune Costantino D’Orazio. “Attraverso le opere abbiamo voluto valorizzare diverse aree del parco, ma non si tratta di semplici ‘sculture’ collocate all’aperto: sono installazioni che hanno come filo conduttore la trasparenza, con la quale si crea armonia tra arte e natura. L’opera non domina sulla natura e la natura non domina sull’opera. Mi piace molto l’idea di presentare opere di artisti dalla ricerca consolidata a un pubblico che non è avvezzo all’arte contemporanea. La maggior parte delle persone che vedrà queste opere non sa che si tratta di una mostra, ed è importante che le opere non creino interrogativi che rimangano senza risposta, anche perché non fa bene all’arte.”
Siamo quindi giunti alla fine della visita guidata e dopo aver passato una splendida domenica in compagnia dell’arte ci siamo così salutati con la speranza di un prossimo futuro migliore, in accordo con la Natura. Così come ci ha insegnato la mostra stessa.
Un ringraziamento speciale al curatore Costantino D’Orazio e alla PH Valentina Dalmonte