Brescianini Angelo

Angelo Brescianini 2

OPERE PROPOSTE

BIOGRAFIA ED ESPOSIZIONI

Angelo Brescianini è nato Palazzolo sull’Oglio nel 1948, ultimo di quattro figli. All’età di 12 anni ha partecipato, con altri artisti, alla sua prima collettiva. Ha frequentato le scuole per disegnatore meccanico. Sul finire degli anni sessanta, ha eseguito la sua prima scultura in bronzo, attualmente esposta presso l’Istituto Scolastico “Enrico Fermi” di Palazzolo. Sempre nel 1968, prestò il servizio militare a Verona e nel tempo libero continuò a dipingere. Furono gli anni dei suoi primi “spari” su lastre di metallo arrugginito. Notevole interesse destò la sua partecipazione alla Biennale di Padova dove si fece notare dalla critica con un quadro dal titolo “Dolorosa attesa” (il titolo era forse riferito all’attesa del sospirato congedo), con il quale ottenne il suo primo riconoscimento ufficiale. Al termine del servizio militare fu assunto come impiegato in una ditta metalmeccanica, quale addetto alle fusioni in ghisa, bronzo e alluminio.

Negli anni ‘70 interruppe la sua collaborazione con la fonderia, decidendo di aprire un laboratorio attrezzato per ebanisti. Intraprese, sotto l’influsso paterno, la progettazione e la produzione oggettistica d’arte. In questo periodo espose i suoi prototipi d’arredo e design, a fiere e collettive d’arte con successo. Sul finire degli anni settanta entrò a far parte dello staff artistico della “Spirale Arte” di Milano. Qui iniziò a disegnare e costruire prototipi in legno con incastonate piastre in metallo pregiato, bassorilievi, di autori famosi quali: Cassinari, Fiume, Munari, Tamburi e Bonalumi. Con il passare del tempo, abbandonate queste collaborazioni, si dedicò ai progetti d’arredamento d’interni: tavoli, sedie, scrittoi, sculture, che ottennero il tanto sperato successo e furono richiesti dai collezionisti. Ma il tunnel della precarietà economica gli fece sentire il brivido di un’identità creativa sempre più confusa. La passione per l’arte e la sua poliedrica indole, lo coinvolsero sempre di più e il suo laboratorio divenne il luogo ideale dove far confluire e sviluppare una sorta di energica ribellione verso la cultura imperante.

Negli anni ottanta intraprese una proficua ricerca e nacquero le sue produzioni di arti applicate: lampade dai ricercati effetti ottici dove i cristalli, frantumati dai proiettili, veicolavano la luce led; vasi e sculture in vetro colorato furono fusi nelle fornaci più affermate anche di Murano.   Molte le collaborazioni di Angelo Brescianini con architetti e famosi maestri. La conoscenza e l’amicizia dell’artista argentino cinetico Horacio Garcia Rossi, gli  consentì una proficua e lunga collaborazione che lo portò a dedicarsi quasi esclusivamente allo sviluppo e alla realizzazione di sculture optical in movimento, strutture complesse cariche di espressività e ingegno. Molti lavori di questo periodo furono pubblicizzati su riviste specializzate del settore.

Genesi e progettualità, un perno ineludibile in quella modernità che affiora dalla straordinaria rivoluzione che Brescianini seppe compiere evadendo da stucchevoli obblighi iconografici. Per quasi otto anni l’artista rinunciò gradualmente al lavoro d’arredo, dedicandosi esclusivamente alla ricerca strutturale/cromatica. 

Nel 1999 la galleria d’arte “L’Ariete” di Ponte San Pietro (BG) gli organizzò una  personale: per la prima volta le sue sculture in movimento furono esposte in pubblico. Con la stessa galleria partecipò all’Expo Arte Montichiari nel 2000.

La sua ricerca Optical proseguì con la realizzazione di sculture in movimento da parete sempre più complesse, con impianti di articolati ingranaggi e meccanismi mossi dalla moderna tecnologia.

Le sue dinamiche visioni divennero progressivamente policrome, luminose e fluttuanti caratterizzate da schemi cinetici che l’artista  mutuò in continui divenire di piani e forme.

Sul finire degli anni novanta l’artista scoprì, grazie alle esperienze di tiro con armi da fuoco maturate  durante il servizio militare, le potenzialità che una pallottola poteva trasferire, istantaneamente, su una superficie metallica. L’impatto e l’impronta che il proiettile generava sulla superficie della lastra gli aprì nuovi stimoli creativi. Cambiò gli strumenti di lavoro, non furono più i pennelli o la spatola a concretizzare le sue visioni ma diventarono da allora revolver e fucili. L’artista  intuì, in modo geniale, l’enorme potenziale del nuovo mezzo espressivo che in esso si perpetuò conseguendo così evidenza plastica e significato scultoreo.  Questa nuova tecnica fu considerata da molti critici una vera rivoluzione nel panorama della storia dell’arte internazionale. Brescianini aveva instaurato gradualmente una competizione con il “tempo” e con la luce che tentava di catturare, con trame sempre più articolate. 

Nacquero così nel suo “laboratorio poligono”, le prime realizzazioni di superfici sagomate e incurvate dove i bugni dei suoi spari, rincorrendosi caparbiamente, tessevano  scintillanti effetti.

Le sue performance mutarono secondo un rituale accuratamente organizzato: innesco della pallottola, angolazione, distanza di tiro. Una modalità espressiva, quella di Brescianini, che andava alla ricerca dei complessi rapporti tra spazio-luce e forma. 

Nell’inerte lastra l’artista è riuscito a veicolare la luce che, intrappolata su una superficie più lucida e levigata, impreziosì meglio l’effetto finale nella sua essenzialità. L’utilizzo dell’acciaio inox, ha consentito di abbandonare la lacerazione spazialista sostituendola, come amava definirla l’artista, con la “bugnatura”. Il suo gesto si deve considerare così un’audace ed inedita manifestazione di bellezza dove l’azione delle pallottole, che provocando l’espansione del metallo, arrivava a generare l’alterazione della superficie mostrando quasi la forma flessuosa e ingentilita di un seno femminile. 

Il superamento dei generi tradizionali, la fede nella ricerca, l’ansia di sperimentare lo portarono a scoprire il fascino dell’happening, dell’irripetibilità della performance. Le superfici metalliche in uso venivano violate, slabbrate verso l’esterno e rese plastiche. Il suo pensiero creativo gli permise finalmente di porsi in maniera concreta nei confronti dello spettatore. Ma è grazie all’amicizia e alla collaborazione con il critico d’arte Antonio Falbo che Angelo Brescianini riuscì finalmente ad affermarsi nel mondo dell’arte contemporanea. Una partnership che ha permesso la creazione dell’archivio ufficiale delle opere e del catalogo generale. La “Minotauro Fine Art Gallery”, di Palazzolo sull’Oglio, dalla quale è tutt’ora rappresentato in esclusiva, gli ha organizzato mostre in tutto il mondo.

Nel 2012 è stata allestita, nelle sale espositive del “Museo Del Presente” di Rende (CS), una sua vasta retrospettiva a cura di Antonio e Salvatore Falbo.

Nel 2014 La Spirale di Milano e la Galleria Monti di Monza gli hanno dedicato una personale. Nel 2015 ha partecipato, con 10 sculture, a “Art Basel Miami Beach” e presso la “Unix Gallery” di New York. Nel mese di maggio del 2015 è tornato nella sua città con una personale presso la “Minotauro Fine Art Gallery”dove in questa occasione il maestro realizzò una serie di opere destinate alla raccolta fondi per il tragico sisma che in quei mesi colpì il Nepal provocando migliaia di vittime. Le piccole sculture, affidate alla sezione della Croce Rossa di Palazzolo, furono devolute in un gazebo installato davanti all’esposizione. Nello stesso anno venne  ordinata un’antologica presso il MAON, (Museo d’Arte dell’Otto e Novecento) di Rende. Diverse sono state le esposizioni allestite presso prestigiose gallerie italiane e straniere.

Nell’aprile del 2016 fu organizzata, presso il Castello di Cavernago (BG), la Mostra “A singolar tenzone”, a cura di Antonio e Salvatore Falbo, con l’intervento del direttore di Palazzo Reale di Milano, Domenico Piraina. L’evento, preceduto da una eccezionale performance balistica, rappresentò l’ultima apparizione del maestro in pubblico riscuotendo un grande successo. E’stato il “Canto del Cigno” dell’artista scomparso, prematuramente dopo lunga malattia il 26 aprile del 2016.

Opere di Angelo Brescianini figurano, tutt’oggi, in prestigiose collezioni private e pubbliche, in Italia e all’estero.

CRITICA

ALLA VELOCITÀ DELLA LUCE

Inseguire la velocità, raggiungerla e bloccarla come nel tentativo di fermare la forza ma non il suo effetto visivo, intrappolarla nell’acciaio e riuscire a estroflettere la materia. Angelo Brescianini, artista e designer, attraverso dei colpi di pistola sparati sulle lastre di acciaio ci propone una trama di strutture e disegni regolata dalla potenza dei proiettili che diventano delle bugnature capaci di dialogare con la luce, plasmare l’acciaio e creare effetti ottici grazie anche all’utilizzo dei colori primari impiegati per alcune opere. Il processo creativo diventa parte integrante dell’opera; il gesto di causare una ferita sulla materia in modo rapido, accelera l’idea di dar vita ad opere capaci di competere quasi in modo eccitante con la velocità, con la rapidità artistica del pensiero. L’artista infatti sfida se stesso in una continua ricerca sulla velocità, ed il mezzo con il quale compete è la forza dirompente dell’esplosione di un colpo di arma da fuoco che impatta su una superficie solida, concependo un segno, una traccia, una tacca modificando l’ordine della forma. Il concetto viene così trasmesso con creatività mediante un gesto veloce, immediato capace di fermare sulla materia-elemento il segno del passaggio della velocità che resta intrappolata, generando un nuovo equilibro una nuova armonia con le condizioni e le suggestioni circostanti. Forme geometriche ben definite, segni apparentemente liberi in continuo dialogo con lo spazio dell’opera, che diventano un grande codice visivo scandito con un ritmo artistico-narrativo unico nel suo genere. Angelo Brescianini colpisce la materia per analizzarla e scomporla, e attraverso il vigore dei colpi di pistola moltiplica quell’energia e le combinazioni generate tra la massa, che per natura con la sua entità fisica si presenta più statica, che viene invasa e conquistata dalla robustezza del proiettile, e il dinamismo e la vivacità del – la luce costretta a riprodursi sulla superficie dando vita ad un percorso suggestivo. Mediante un’azione attiva, nella quale l’arti – sta è protagonista, la materia viene estro – flessa per ottenere una reazione, una rispo – sta d’intesa tra la forma e la sua struttura che appare leggera, flessuosa pronta ad intera – gire, ad influenzare e farsi influenzare dagli elementi circostanti. È la luce l’obiettivo di Brescianini; la luce con la sua velocità e la sua capacità di variazione, di muoversi sulla superficie, trasportando con sè quegli effetti visibili di un movimento attivo, che rendo – no le lastre di acciaio siano esse colorate oppure no, capaci di trasmettere vibrazioni percettibili raffinate. La dura materia viene estroflessa a colpi di pistola, il risultato è una sensibilità visiva che azzera il peso delle lastre di acciaio grazie alla connessione e alla trasmissione di segni “negativo-positivo” che rievocano quell’unione e quella adiacenza nel il rapporto che sussiste tra l’opera d’arte, l’artista e il suo mondo sensibile. Un mondo che Angelo Brescianini insegue alla velocità della luce.

Roberto Sottile