De Luca Natale

opere proposte

biografia ed esposizioni

Natale De Luca nasce a Genova nel 1931. All‟età di quindici anni inizia a bottega il mestiere di orafo, dimostrando forti attitudini verso il disegno e la pittura che lo porteranno a frequentare gli studi di grafica pubblicitaria, sotto la guida del maestro Massiglio, contemporaneamente segue un corso di disegno e pittura presso Ecole A.B.C. De Dessin de Paris, 12 Rue Lincoln, Paris. Nel 1959 conosce Rita che sposerà nel 1961. Sempre nel „61 dopo anni di attività di orafo in diversi e laboratori, ne allestisce uno proprio con il fratello Remo, molto più giovane di lui, disegnando e realizzando oggetti in alta gioielleria. Continua la sua ricerca nella pittura. Nel 1965 conosce il pittore Luciano Caviglia, viene presentato e accettato con tre dipinti nel gruppo dell‟Acquasola, e dopo varie collettive, nel 1971 allestisce una Mostra personale nella saletta dell‟Acquasola, ottenendo un lusinghiero successo sia fra gli artisti che per la critica. Sempre nel 1971 tiene una personale alla Galleria “Ticino” a Milano e una alla Galleria “Il Tobbio” a Voltaggio. Nel 1972 è presente all‟apertura della Galleria “Il Punto” di Genova, con opere in permanenza. Nel 1975 è invitato al premio “Travi” di Sestri Ponente ottenendo il terzo premio. Nel 1976 tiene una personale all‟Archivio Artisti Liguri di Francesco Galotti. Sempre nel 1976 a Voltaggio nasce il Gruppo delle Terre, comprendente otto pittori (A. Bagnasco, E. Colombo, N. DeLuca, Pl. Gualco, C.Molinari, O. Piastra, L. Repetto, e R. Verardo); tali artisti firmano il manifesto delle terre, impegnandosi in fase sperimentale a dipingere con l‟esclusivo utilizzo di terre naturali trovate nelle campagne e nei luoghi montani. Le mostre si susseguono e il gruppo riscuote riconoscimenti e interesse da parte della critica. Nel 1981, durante un‟esposizione al Centro Civico di Rivarolo, il direttore artistico del teatro Falcone Guido Giubbini si interessa al manifesto delle terre. Nel 1983 G.Giubbini insieme all‟assessore A.Sartori organizza una mostra al teatro Falcone (presentata in catalogo da Corrado Maltese) in cui cinque pittori (A. Bagnasco, E. Colombo, N. DeLuca, P. Gualco, O. Piastra) presentano oltre ai loro lavori individuali, una tela di notevoli dimensioni alta mt. 2,5 e lunga mt. 35 dipinta collettivamente. La mostra riscuote notevole successo nell‟ambiente artistico e critico. Nel 1985 N. De Luca si reca ad Odessa (Russia) come rappresentante del gruppo delle terre per presentare “I colori di Liguria” al Museo d‟Arte Moderna. Dopo questa mostra il gruppo si scioglie. De Luca ritorna a dipingere ad olio e pastelli, non abbandonando le terre. Nel 1987 conosce il critico Germano Beringheli che interessandosi al suo lavoro, lo presenta in catalogo nel 1988 alla personale nella galleria “Il Punto”. Incontra il critico Nalda Mura con la quale instaura un rapporto di amicizia. Nel 1989 è presente con una personale alla Galleria Alexandria, Alessandria, intitolata “Dalla terra al pastello”; in galleria conosce il critico Dino Molinari, stringe amicizia con i pittori piemontesi Carrea, Boschi e Coscia. Nel 1990 organizza con P. Gualco una mostra dal titolo “Percorso per un quadro” (presentazione di Dino Molinari, Campomorone, Palazzo Balbi). Nel 1991 conosce la gallerista Cristina Busi che lo invita alla mostra “Carta e oltre” dove conosce e stringe amicizia con Luiso Sturla. Nel 1992 conosce l‟architetto Giovanni Malerba per il quale, insieme al fratello Remo, realizza gioielli pubblicati poi nelle prestigiose riviste del settore orafo. Nel 1993 conosce il pittore e gallerista Nino Bernocco, che lo invita nella sua galleria alla personale “Giovedì D‟Arte”, Centro D‟Arte La Maddalena, Genova. Nel 1994 viene invitato ufficialmente dalla critica al XXI premio Sulmona, L‟Aquila. Nel 1995 allestisce la personale “Itinerario nella pittura” alla Galleria “Il Leudo” con testi di G. Beringheli. Nel 1996, insieme all‟amico pittore P.Gualco, inaugura a Voltaggio la Galleria “Il Castello” e viene allestito contemporaneamente l‟Archivio degli Artisti. Inizieranno, nell‟ambito di questo piccolo paese, una serie di importanti mostre con artisti nazionali e internazionali. Sempre nel „96 il critico d‟arte Nalda Mura lo invita per una personale al “Circolo Culturale G. Bonelli”, Albissola Marina. Nel 1997 allestisce una mostra personale a “Spazio Arte”, Gavi, Alessandria, presentato in catalogo dal poeta Domenico Camera. Nel 1998, dopo una visita nello studio di Voltaggio, il gallerista N. Bernocco lo invita presentandolo in catalogo al “Centro D‟Arte La Maddalena”, Genova. Sempre nel 1998 con gli amici P. Chimeri e P. Gualco preparano una mostra itinerante (presentata da Silvio Seghi) con lavori eseguiti su carta paglia. La mostra ha inizio all‟archivio degli artisti “Il Castello” (Voltaggio) nel 1999 e viene trasferita poi alla “Galleria Viitasari “ (Finlandia), poi al “Caffè Picasso” (Saarijarvi, Finlandia) e in ultimo al circolo”G. Bonelli” di Albissola Marina. Nel 2000 con una scritto di Remo Borzini insieme ai pittori L.Caviglia, Angelini, Bersi e Santillo è presente alla mostra d‟Arte Sacra nella Chiesa di S.Maria di Castello “Le Cisterne”, Genova. Nel 2000 il critico d‟arte Giorgio Di Genova lo inserisce nel volume Storia dell’Arte Italiana del 900 generazione anni 30. Nel 2001 G. Bargellini richiede una sua opera da esporre al Museo d‟Arte Pieve di Cento, Bologna delle generazioni anni trenta. Nel 2001 invitato dagli amici Emiliana e Remo alla galleria “Ghiglieri” di Finale Ligure, per una personale presentata in catalogo da Mauro Bocci. Nel 2002 partecipa all‟antologica dal 1976-2001 degli Artisti del Gruppo “Pittori delle terre” nei saloni della scuola comunale di Voltaggio e all‟archivio degli artisti “Il Castello”; il catalogo è curato da D.Molinari, C.Maltese, A.Sartori, S.Seghi, G.Beringheli. Sempre nel 2002 entra a far parte ed è presente alla XIV rassegna dell‟Associazione Incisori Liguri, a Palazzo San Giorgio, Sala delle Compere. Genova. Nel 2003 è invitato alla collettiva “FlorArte” ad Arenzano (Ge). Sempre nel 2003, Antologica presso la galleria “Il Punto”, Genova (Rolando Mignani in catalogo). Nel 2004 “Blu, Ocra e oltre”, Villa Spinola Cornigliano, Genova. Sempre nel 2004, “Un piatto per A.L.I.C.E.”, Galleria Roberto Rotta, Genova. Ancora nel 2004, “Artisti contemporanei a Castello”, S.Maria di Castello, Genova. Nel 2005 “Artisti di Genova”, Banco di Roma, Palazzo De Ferrati Galliera, Genova. Nel 2006 “Opere recenti”, Galleria S. Bernardo (S. Seghi in catalogo), Genova. Sempre nel 2006, Sanremo, Museo Civico di palazzo Borea D‟olmo. Ancora nel 2006, La Spezia, Museo Castello di S.Giorgio. Sempre nel 2006, Albissola Marina Museo Civico d‟Arte Contemporanea. Nel 2007, “Collettiva Celebrativa”, Galleria Roberto Rotta, Genova. Sempre nel 2007 Associazione Incisori Liguri, Biblioteca Berio, Genova; “Collettiva Natalizia” alla “Galleria Massucco”Acqui Terme; “Artisti nelle immagini di Fernando Galardi”, Accademia Ligustica, Genova. Ancora nel 2007, “Viaggiando nel colore”, catalogo a cura di Silvio Seghi, alla Galleria “RottaFarinelll”Genova. Nel 2008 La Compagnia Marittima Grimaldi Grandi Navi Veloci acquista un pannello collocato sulla nave “Tenacia”. Sempre nel 2008, personale”Galleria Massucco” di Acqui Terme; collettiva alla Galleria “Rotta-Farinelli”, Genova. Associazione Incisori Liguri, Museo Micchetti, Francavilla al Mare. Ancora nel 2008 “Da Goya, omaggio per un dipinto”, Palazzo della Borsa, Genova; nel 2009, Arte Fiera di Genova; collettiva alla nuova Galleria “Ippogrifo”, Cannelli, Asti. Nel 2010 personale “Sobria astrazione” presso la Galleria “Rotta-Farinelli” (Genova), catalogo a cura di Silvio Seghi e Dino Molinari.

critica

Il suo linguaggio è maturato nello studio approfondito dell’uso delle terre. Da questa ricerca è scaturita quella comprensione racchiusa nei pigmenti naturali, nell’intimità della loro essenza cromatica, nella delicatezza del colore, il più delle volte tenue, discreto, caldo. I pigmenti naturali delle terre sono alla base del fare pittura, sono alle origini dell’esperienza umana, da qui nascono i punti salienti del percorso di De Luca, punti che lo hanno portato oggi a lavorare con colori acrilici a olio o pastelli, a cimentarsi in una sfida che è per lo più un gioco molto serio, che consiste nel cercare di dare forma al percettibile e motivarne il gesto nel sensibile.

Un procedimento che lo ha sorretto nel compimento di un rilevante numero di opere, alla creazione di un lavoro alla stregua delle Kantiane idee estetiche che eccedono nel sensibile, per cui ogni mezzo è orientato e reperibile in quel fine; quel fine imprevedibile e mai dominato interamente a priori.

I lavori di De Luca nascono così, cioè nel fare e agire al loro interno tutto un intreccio cromatico dal forte impatto visivo, astratto, un processo operativo analogo a quello di costruzione dinamica di forme, il cui significato sconfina in ambito sensoriale, puramente personale. Tutto ciò coinvolge e avvolge, ne percepiamo il fascino, cediamo all’opera, entriamo in essa, certi di apprendere nuove sensazioni, magari emozioni, che si perdono all’interno di campiture velate, segni graffianti trascendono nel contemplativo, in un darsi all’arte e perdersi in essa, dove ritorna come monito il pensiero di Arthur Schopenhauer “…la vita è un pendolo che oscilla tra noia e dolore, ma, un breve stato di benessere lo ritroviamo nell’arte”.

Ora equiparare opera e critica non può che ricadere in un gioco linguistico al quale dobbiamo sottrarci, proprio con un chiaro riferimento al Wittgenstein delle Ricerche filosofiche, mantenendo l’ordine visivo e la critica su due piani diversi. Quindi l’opera dello scrivente non mira al raccoglimento di asserzioni positive in ambito teorico letterario, ma ha il dovere di riportare il tutto al visibile, relegato però a una soggettiva condizione culturale.

Avvertiamo, da un’analisi organica di tutta l’opera di De Luca, un carattere inventivo sotto forma di apologia avvertita, raffinata e intelligente, una congiuntura apprezzabile nella pura sensazione del bello platonico, dove l’essenza va ritrovata all’interno dell’opera e nella sua segreta sublimazione.

Quello che è chiaro, è che quel segno, quelle campiture cromatiche sono e nascono in relazione tra loro, negano una natura emblematica e ogni rinvio simbolico fisso, cristallizzato, ma aprono all’immaginazione e al percepibile, appunto all’Anima, sulle basi della forza dell’informale gestuale.

Va quindi ricordato che seguendo Merleau-Ponty, le prospettive lungo le quali si apre il mondo, sono sempre parziali, in quanto il processo della percezione è interminabile “…il percepito da-percepire è sempre in eccedenza rispetto all’atto percepito”.

Ora il procedere operativo di De Luca, è quello che nel condurci alla forma, attua un progressivo spogliarsi da ogni potenzialità referenziale, abbandonandosi alla virtù di colori mobili, vibrati, graduali nei passaggi e nelle trasparenze, abbaglianti e sospesi, disposti secondo scansioni armoniose e calibrate, tutte realtà che lo contraddistinguono e lo immettono nel registro cromatico dell’astrattismo contemporaneo”

Francesco Mulè